giovedì - 28 Marzo - 2024

Covid: «Chi ha il gruppo sanguigno A corre più rischi». Lo studio

Dopo un attenta analisi dei pazienti deceduti per il Coronavirus, è emerso che gran parte di loro avevano gruppo sanguigno di tipo A. Un minor numero di decessi tra quelli di gruppo 0.

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Lo studio

Ad effettuare lo studio è stato un gruppo di ricercatori statunitensi, che hanno analizzato i corpi dei pazienti deceduti per Coronavirus. È emerso che un gran numero di vittime, più della metà avevano gruppo sanguigno A, mentre di minor numero erano i pazienti deceduti con gruppo 0 . Lo studio è stato per ora condotto su un numero limitato di casi e si basa su un calcolo puramente statistico.

I ricercatori hanno spiegato: “Il gruppo sanguigno 0 presentava un rischio significativamente più basso per la malattia infettiva rispetto ai gruppi sanguigni non 0. Le persone del gruppo sanguigno A potrebbero aver bisogno di una protezione personale maggiore per ridurre la possibilità di infezione e di una sorveglianza più vigile e un trattamento aggressivo”.

Lo studio è stato eseguito su oltre 2000 pazienti positivi al coronavirus. I gruppi sanguigni di queste persone sono stati confrontati anche con quelli di 3.700 soggetti sani.

Dalle ricerche è emerso che vi sarebbe una correlazione tra suscettibilità al Covid 19 e il gruppo sanguigno.

Covid: «Chi ha il gruppo sanguigno A corre più rischi»

Il Covid insomma, preferirebbe attaccare le proteine legate al gruppo sanguigno A. E questo potrebbe essere il motivo per cui le statistiche sembrano mostrare un rischio leggermente maggiore di malattia grave per chi ha questo gruppo. Lo afferma anche uno studio condotto dal Brigham and Women’s Hospital di Boston e pubblicato da Blood Advances.

«I risultati – spiegano gli autori – mostrano che la proteina ha una forte preferenza per legarsi agli antigeni del gruppo sanguigno A trovati nelle cellule respiratorie, mentre la stessa tendenza non si vede per gli altri gruppi o per gli altri tipi di cellule.

«Il gruppo sanguigno è una sfida, perchè è ereditario e non è qualcosa che possiamo cambiare – spiega Sean Stowell, l’autore principale -. Ma se possiamo capire meglio come il virus interagisce con i gruppi sanguigni potremmo essere in grado di trovare nuovi farmaci o metodi di prevenzione». La scoperta, sottolinea l’esperto, descrive solo una parte dei meccanismi con cui il virus infetta le persone. «Quello oggetto della nostra osservazione non è l’unico meccanismo responsabile per quello che vediamo in clinica, ma potrebbe spiegare alcune delle influenze che ha il gruppo sanguigno sul Covid-19».

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