Attualità

Tiene sospeso un bambino di 16 mesi tenendolo per i capelli: condannata baby sitter romana a pagare 1000 euro

<p><img class&equals;"alignnone size-full wp-image-22130" src&equals;"https&colon;&sol;&sol;www&period;ilmondodelledonne&period;net&sol;wp-content&sol;uploads&sol;2020&sol;06&sol;iStock-923262422&period;jpg" alt&equals;"" width&equals;"724" height&equals;"483" &sol;><&sol;p>&NewLine;<p>Dovrà pagare un risarcimento di 1000 euro ai genitori&comma; la baby-sitter romana di 40 anni che ha posto violenza nei confronti di un bambino di 16 mesi&colon; la donna lo teneva&comma; appeso per i capelli&comma; per punirlo dei suoi pianti&period;<&sol;p>&NewLine;<p>La tata&comma; assunta con regolare contratto ha ricevuto da poco la sentenza definitiva che la obbliga a pagare un risarcimento &lpar;di soli 1000 euro&rpar; ai genitori del piccolo a lei affidato durante il giorno&period;<&sol;p>&NewLine;<p>I fatti risalgono al 2016&comma; ma l&&num;8217&semi;esito giudiziario della vicenda che vede come protagonista una baby sitter romana  è arrivato solo ora&period;<&sol;p>&NewLine;<p>La donna&comma; come riportato dall&&num;8217&semi;edizione romana del quotidiano il Messaggero&comma; in un momento di rabbia ha afferrato peri capelli il bambino di soli sedici mesi che le era affidato lasciandolo così sospeso in aria&period; A scoprire la violenza la nonna del piccolo che in quel momento si trovava in casa che&comma; allertata dal pianto del nipote&comma; si è precipitata nella cameretta dove la baby sitter lo stava cambiando&comma; assistendo alla scena&period;<&sol;p>&NewLine;<p><img class&equals;"alignnone size-full wp-image-22131" src&equals;"https&colon;&sol;&sol;www&period;ilmondodelledonne&period;net&sol;wp-content&sol;uploads&sol;2020&sol;06&sol;iStock-505208424&period;jpg" alt&equals;"" width&equals;"724" height&equals;"483" &sol;><&sol;p>&NewLine;<p>A nulla sono valse le scuse e i tentativi di riconciliazione della donna&comma; assunta con regolare contratto&comma; che è stata licenziata denunciata dai genitori e condannata dal giudice di pace penale a un&&num;8217&semi;ammenda di 1000 euro&period;<&sol;p>&NewLine;<p>L&&num;8217&semi;episodio&comma; troppo grave&comma; non ha fermato i genitori a sporgere denuncia e anche se la donna si è giustificata dicendo che quel comportamento era  dettato da una condizione psicologica instabile in quel momento e pur porgendo le scuse alla famiglia&comma; non ha ottenuto alcun perdono&period;<&sol;p>&NewLine;<p>Rivolgendosi alla mamma aveva detto&colon; «<em>Scusa ancora&period; Chiedo scusa a tutti&comma; soprattutto al bambino»&period;<&sol;em><&sol;p>&NewLine;<p>Dopo la confessione dell’orribile trattamento riservato al bambino si era permessa di scrivere due messaggi WhatsApp&colon; «<em>Vi chiedo umilmente scusa&period;<&sol;em><&sol;p>&NewLine;<p>Non si sa se ci sono stati altri casi di violenza nei confronti del piccolo&comma; poichè non c&&num;8217&semi;erano telecamere in casa&period; La donna oltretutto&comma; si era presentata con ottime referenze&comma; oltretutto non veritiere&comma; per convincere i genitori del piccolo a farsi assumere&period;<&sol;p>&NewLine;<p>Spesso&comma; fidarsi è bene&comma; ma non fidarsi è meglio&period;<&sol;p>&NewLine;