Chi ricorda l’omicidio di Melania Rea? Il delitto che ha da sempre scosso l’opinione pubblica. Un delitto agghiacciante per cui, Salvatore Parolisi si è sempre ritenuto innocente per la morte di sua moglie Melania. In carcere, al momento, c’è lui, il solo indiziato dell’omicidio, ma Parolisi si è sempre professato estraneo ai fatti e starebbe preparandosi per tornare in libertà. Son tante le novità che riguardano Parolisi: la sua vita non sembra essere tanto triste e insoddisfacente.
Permessi premio, sconti di pena, un lavoro da centralinista nel carcere di Bollate; studia giurisprudenza, ha dimenticato, sembra con facilità, la donna per la quale ha ucciso la moglie, ed ora ha un’avvenente nuova compagna, una donna dell’Est che regolarmente va a fargli visita in carcere per trascorrere con lui alcune ore.
Salvatore Parolisi e la sua vita
L’uomo, attualmente, si sta dedicando con assiduità nello studio della giurisprudenza, vicino ormai alla laurea in giurisprudenza, mentre attende, continuando a dire di essere innocente, a riassaporare la libertà. Sono numerosissime le lettere che Parolisi ha inviato in questi anni al suo avvocato per incitarlo a battersi per la sua libertà, continuando a professarsi innocente ed estraneo al delitto.
La sua scelta di studiare giurisprudenza non è casuale: oltre ad avere sete di cultura, vuole anche capire a fondo le leggi e le dinamiche che regolano i processi e tutti i meccanismi di accusa e difesa in cui, lui stesso, ne è protagonista.
Il misterioso delitto di Melania Rea resta comunque irrisolto e celato da dubbi. Come sono andate realmente le cose? Tra le 35 coltellate che hanno dilaniato il corpo della donna e il cadavere ritrovato in un bosco a Ripe di Civitella, nonostante la condanna del marito, ci sono ancora vari punti che non sembrano essere chiari. Non sembra chiaro ancora tutt’ora il volto del vero omicida nonostante l’unico indiziato è il marito.
Sono passati nove anni e la figlia ha chiesto e ha ottenuto di cambiare il cognome, queste le sue parole affidate al legale: “Il desiderio del cambiamento del cognome era proprio della minore, che provava un senso di insofferenza manifestando disagio nell’essere chiamata, ad esempio a scuola, con il cognome del padre uxoricida”.
Quindi approfittando anche del cambiamento di una norma, perché c’è stata una legge proprio sul femminicidio che ha previsto delle modifiche del Codice Penale in favore degli orfani per i crimini domestici, siamo riusciti a far cambiare il cognome della bambina da quello del padre assassino a quello della madre.